Spin off della produzione 2015 del Cappotto.
Indagare il lavoro degli statalizzati riprendendo gli spunti di Gogol e cercando di portare il modello tratteggiato dall’autore russo dentro una riflessione contemporanea, che tuttavia non sia collocabile dallo spettatore in un luogo fisicamente riconoscibile: non siamo in ufficio. L’ambiente rimane onirico, una scrivania e basta, non c’è null’altro a dire che ci troviamo dentro un ufficio pubblico. L’atmosfera è rarefatta e il personaggio in scena non è pienamente consapevole di ciò che rappresenta lui per il suo pubblico. L’autore invece sta immaginando cosa succederebbe se Akaki, il personaggio di Gogol, infine riuscisse nel suo intento da fantasma. Si dice dopo la sua morte abbia continuato a vagare in giro per Pietroburgo rubando cappotti. Cosa farebbe dunque se ora potesse avere tutti i cappotti che vuole? Tantissimi cappotti addosso eppure continua a svolgere il suo lavoro da statale: una prigione interiore prima ancora della prigione sociale in cui si trova.
La ricerca è completamente appoggiata sulla figura del clown contemporaneo e il motore drammaturgico è costituito dal classico incessante e tragico avvicendarsi di imprevisti, che rendono una semplice firma sul foglio del protagonista una missione pressoché impossibile.
Lavoro accompagnato da SOLO BUT NOT ALONE focus Italy, progetto a cura di Quattrox4, Circo all’inCirca, Dinamico Festival, MagdaClan, Fondazione Toscana Spettacolo, assegnatario dell’avviso pubblico Boarding Pass Plus del Ministero della Cultura.