Uno spettacolo creato da giovani artisti neodiplomati in circo e creato per il progetto "Circo Contemporaneo FVG"
Il Circo all'inCirca è un centro per le arti circensi che unisce in sé percorsi pedagogici, sostegno alla ricerca artistica, sviluppo della cultura del circo contemporaneo e circo sociale. All'interno di questo ecosistema trovano spazio giovani artisti neodiplomati presso scuole di circo professionalizzanti che in Friuli Venezia Giulia trovano uno spazio in cui possono allenarsi, trasmettere le proprie conoscenze e contribuire in prima persona alle attività culturali che l'Associazione progetta sul territorio. Ecco come mai Sarah Ferretti (Napoli), Christina Lancione (New York) e Simone Di Biagio (Castelli Romani) ruotano attorno al Circo all'inCirca e nello spazio di allenamento circense friulano hanno dato vita ad una performance utilizzando parte del proprio lavoro di ricerca avviato durante gli anni di studio presso la scuola di circo FLIC di Torino.
Chissà, sarà per una remota forma di complesso di inferiorità che il circo contemporaneo ultimamente si sta facendo oscuro, ricco di significati reconditi, intellettuale. Dio non voglia che anche il circo si trasformi in una forma d'arte lontana dal popolo! Perché quello che primariamente ci ha fatto approdare a questa forma d'arte è il senso di appartenenza ad una comunità aperta, in grado di accogliere chiunque, non una forma d'espressione esclusiva. La domanda che la compagnia si è posta a questo proposito è "cosa manca oggi ai gruppi sociali perché si sentano comunità?" Nel tentativo di rispondere al quesito gli artisti e le artiste sono approdati al tema della ritualità. Il rito come forma di ritrovamento del sé in relazione all'altro, è questo che in scena esplorano attraverso tre distinti progetti di giocoleria, verticalismo e discipline aeree. I tre singoli progetti artistici sono tenuti insieme dal filo conduttore della ricerca di senso in un mondo che progressivamente sta abbandonando la ritualità sociale per una forma di ritualità virtuale, vissuta sul telefono. Il problema di quest'ultima è l'incapacità di mettere in relazione le persone, giacché il primario obiettivo della targettizzazione e degli algoritmi è definire il singolo facendo si che il feedback dato a chi osserva il mondo dallo schermo di un cellulare sia sempre più simile agli occhi di chi guarda. Crollano i miti e muoiono gli dei per far spazio ad una nuova sacralità, che tuttavia non mette al centro alcun dio se non quel personaggio sempre più spaventosamente simile a se stessi.
L'uomo a centro pista, al centro dell'universo, bombardato da stimoli e informazioni esclama "ho capito!" quando in realtà è probabilmente l'essere umano più smarrito che la storia abbia mai conosciuto.