L'oramai tradizionale augurio di Natale da parte del presidente del Circo all'inCirca.
“Make circus, not war”… per te che alle superiori avevi due in inglese significa “fai circo, non la guerra”. Uno slogan con cui ti auguriamo buon Natale, un auspicio che tuttavia non si riferisce a quanto sta accadendo alle porte d’Europa. Certo, affermarlo con forza ora è importante e simbolico, ma invitare tutti a fare circo piuttosto che la guerra va oltre l’attuale situazione geopolitica; è il nostro modo per invitarti a disinnescare i segni della guerra nascosti in ogni piega della quotidianità. Non è lontana, non è fuori dai nostri confini, non è loro; la guerra la viviamo e la coltiviamo ogni giorno, caratterizza il modo in cui compiamo alcune delle nostre banali scelte quotidiane, è una passione che ci smuove tanto quanto ci muove l’amore. Gli antichi greci avevano personificato anche lei così come avevano fatto con Venere. Marte è connaturato all’Olimpo e caratterizza i nostri modi di essere e di pensare. Dunque affermare che la guerra sia lontana, oltre gli schermi dei notiziari che ogni giorno ci raccontano cosa sta succedendo in medio oriente e nell’Europa dell’est, pensare che non centri nulla con le nostre giornate significa concederle di intervenire in incognito, senza la possibilità di smascherare la sua potenza virale. Al di là di ogni capacità divinatoria che la scienza, la tecnica e gli algoritmi dell’intelligenza artificiale si intestano, Venere probabilmente rimane l’unico vero antidoto a tutto questo: l’umanissima capacità di amare è l’unico antivirale in grado di trasformare i segni della guerra in gesti d’arte.La belligeranza esercita sull’umanità una potente attrazione, quasi fatale: i bambini adorano giocare ai videogame in cui si spara a chiunque; le piattaforme televisive sfornano ogni giorno succulenti sceneggiati in cui tutti uccidono tutti. Mi chiedo spesso cosa significhi. Sembrerebbe una moderna catarsi relativa all’atavica sete di violenza che abita tutti noi, salvo poi ritrovarci con drammatiche e inspiegabili sparatorie natalizie nel cuore della civilissima Europa. Visti i risultati degli ultimi tempi spettacolarizzare la distruzione, la guerra e l’annientamento probabilmente non è stato un gesto abbastanza catartico. È urgente reinterpretare il nostro mondo attraverso la prospettiva degli artisti, con lo sguardo di chi è in grado di trasformare la violenza in un gesto poetico. Non si tratta di rifiutare la guerra: se i greci avevano ragione è abbastanza verosimile dire che rimuovere la guerra significherebbe rifiutare un pezzetto del nostro DNA, cosa impossibile. Forse un atteggiamento tanto rivoluzionario quanto inaspettato sarebbe abbracciarla e comprenderla così tanto da disinnescare la sua portata distruttiva attraverso lo sguardo disarmante del bambino, l’artista per eccellenza. Nella folla attonita che non osa dire nulla un bambino esclama “ma… il re è nudo!”. Mi è sempre sembrato che questa esclamazione sia infondo una delle espressioni più vivide del clown, un personaggio così profondamente dedito alle proprie pratiche inutili da sconfessare e far inconsapevolmente cadere anche i regimi totalitari.Gesti tanto semplici quanto inutili, è questo che ti auguriamo per disobbedire alle logiche di un mondo che crede ancora nel profitto nonostante la catastrofe ambientale sia già stata annunciata, che afferma l’importanza dell’economia e della finanza mentre le classi sociali si cementificano e i poveri aumentano. Disobbedire creando comunità che non producano nulla se non un modo diverso di vivere e interpretare questo mondo. Il circo secondo noi è proprio questo: la sua potenza è da sempre la capacità di aggregare comunità e di pensare l’opera artistica come un processo collettivo, una prassi distante anni luce dalle logiche di mercato che da sempre producono guerra e distruzione, un gesto tanto incomprensibile quanto urgente. Il Natale cristiano afferma qualcosa del genere: un insignificante bambino è l’inizio di una visione alternativa sul mondo, nella notte più buia dell’anno degli insignificanti contadini contemplano la potenza di un irrilevante bambino, che pur essendo ai margini della storia minaccia il potere costituito. L’augurio che vi facciamo quest’anno è la capacità di rimanere disarmanti bambini che indicano il re e urlano al resto del villaggio che egli è nudo, persone che affermano come il circo, l’arte e le comunità generate attorno a loro sono l’inizio di strade alternative per cambiare la logica della guerra. Buon Natale, ci vediamo al circo.