Riflessioni sul tema scelto per l'edizione 2024 del festival Plausibile
Ogni anno gli educatori e gli artisti del Circo all’inCirca scelgono un universo di senso sui cui impostare lo spettacolo di fine anno. Non è solo un pretesto per rendere omogenea la proposta del Festival Plausibile -il nostro evento dedicato ai circensi under 18-, è soprattutto un modo per portare a compimento il percorso artistico rappresentato dalla scuola di circo. La nostra associazione propone principalmente un’attività sportiva, tuttavia la componente artistica del circo è determinante nell’esperienza che vogliamo trasmettere alle nuove generazioni. È per questo che evitiamo di chiamarli saggi: una certa modalità di concepire lo sport e le attività culturali prevede che a fine anno chi ha frequentato un corso dimostri a qualcuno i propri progressi. L’ispirazione circense che ci guida va nella direzione opposta: il circo è un luogo per tutti, non c’è competizione e tantomeno qualcosa da dimostrare. Non significa che l’impegno non sia necessario, anzi. Quest’ultimo tuttavia non è finalizzato all’ottenimento di un risultato agonistico, bensì trasformato nella responsabilità di far parte di un gruppo: dare il meglio di sé perché un intero gruppo crede in ogni singolo membro; far risaltare la trasversalità delle competenze e delle sensibilità; sfidare se stessi a migliorare perché il gruppo migliori; sono questi i valori pedagogici alla base del progetto Circo all’inCirca. Ci piace pensare che lo spettacolo di fine anno sia uno degli epicentri della nostra comunità, una scusa per fare festa e valorizzare l’impegno emotivo di chi sta muovendo i primi passi sulla pista del circo e sul palcoscenico della vita.Ragionando su tutto questo siamo approdati al tema della narrazione, che quest’anno è alla base di tutti i lavori dei bambini e delle bambine che vedrai in scena. Narrare significa radunarsi attorno ad un fuoco, in cerchio, come al circo, ascoltare un racconto e condividerlo con le altre persone sedute accanto a te. Forse narrare è addirittura qualcosa di più, significa immaginare storie e idee in grado di fondare intere comunità radunate attorno a quel fuoco. I racconti mitici a poco a poco si trasformano in pratiche di gruppo e danno vita ai rituali che scandiscono il ritmo dell’esistenza. Forse siamo un po’ naive quando pensiamo che il nostro circo possa raccontare nuove storie, immaginare nuove ritualità e fondare mitologie. Forse più che naive, megalomani. Sicuramente vogliamo affermare la nostra alternativa ad un mondo che viaggia ad una velocità pazzesca: almeno 150 mega bite al secondo, che equivalgono a circa un milione di parole al secondo! Nell’epoca dell’iper-comunicazione le comunità rischiano di sgretolarsi sotto l’accumulo di informazioni inutili: tonnellate di giga scorrono senza sosta nelle nostre tasche e lentamente lo sguardo incantato che stava ammirando la magia del fuoco si piega sullo smartphone che ora teniamo in mano. Accumuliamo così tante informazioni che ci è quasi impossibile elaborarle in un racconto di senso, che dica qualcosa alle nostre esistenze, ci aggiriamo soli in rete persi dentro le nostre stesse tasche.“Non ci raccontiamo l’un l’altro alcuna storia! Per questo comunichiamo eccessivamente: postiamo, condividiamo, mettiamo like… la contemplazione rituale che concede spazio al contenuto della coscienza collettiva, cede il passo all’ebbrezza della comunicazione e dell’informazione. Lo schiamazzo della comunicazione porta il canto singolo, unico, che sintonizza gli abitanti del villaggio su un’unica storia e che per questo li unisce saldamente gli uni agli altri, a tacere del tutto. La comunità senza comunicazione cede il passo alla comunicazione senza comunità.” È un filosofo che parla -infatti è un po’ incomprensibile- ma aggiunge una considerazione molto comprensibile riguardo le nuove generazioni: “oggi i bambini digitali sono diventati profani: l’esperienza magica del mondo è evaporata. I bambini vanno a caccia di informazioni, che sono diventate le loro uova di pasqua digitali.” Vale a dire che non sono più in grado di ascoltare storie e di immaginare spazi di pensiero alternativi: il loro mondo si è degradato ad un’insieme di cose tra loro slegate, dove si perde ogni tensione narrativa. “Quando il mondo può essere spiegato, allora non può più essere raccontato.”Eccoci dunque al cospetto della ritualità di uno spettacolo dal vivo, di un tendone montato a mano dagli artisti che insegnano al Circo all’inCirca, con fatica e -soprattutto- insieme: ti invitiamo ad entrare nel nostro tendone in punta di piedi, si chiama “Mode”, casa nostra, luogo incantato, magico, in cui gli artisti di circo vivono e inventano universi. Non dare tutto per scontato, guarda con curiosità quello che accade, non dare spiegazioni ad ogni cosa, lascia che la musica di sottofondo mentre entri e trovi posto ti trasporti su un’altro pianeta, non si tratta solo di spegnere il cellulare, si tratta di dimenticarsene, di spegnere il cervello e far si che lo spettacolo che ti sta di fronte possa generare senso dentro di te. Vedrai bambini e bambine, ragazzi e adolescenti, sono alle prime armi con le tecniche di circo… ma questa è già un’informazione: dimenticatene per il tempo sufficiente a fare una pausa dalla normalità insieme a noi e forse riuscirai a sintonizzarti con lo stupore dei nostri micro circensi che per la prima volta vedono le luci della ribalta e un pubblico intero pronto ad applaudirli.Non temere, a fine spettacolo il mondo che sta fuori dal tendone sarà ancora lì ad aspettarti e se vorrai potrai prendere una birretta dal chiosco del Circo all’inCirca. Ah, grazie per aver letto fin qui questi zero virgola qualche centesimo mega byte.
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